L' inutilità della discussione politica
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L' inutilità della discussione politica
Quando le parole rimangono tali
Crescere non significa solo invecchiare, ma fare esperienza, dare importanza a cose che prima nemmeno si conoscevano, scoprire mondi nuovi e impegnarsi in questioni di tutt’altro genere rispetto a quelle giovanili.
Una delle novità che sto vivendo in quanto diciottenne è quello della politica. All’inizio non la capisci, sembra illogica e senza fine, poi piano piano cominci a capire i sistemi, il funzionamento dello stato, il potere delle varie cariche, e allora comincia a delinearsi nella tua testa un’idea, o per lo meno cominci a capire cosa leggi quando apri un giornale o guardi un notiziario alla tv. Come tutte le novità pensi che sia una cosa bellissima, che possa cambiare il mondo, che sarebbe bello farne parte e contribuire al bene comune, perché questo è il vero significato della politica, coltivare, proteggere e rafforzare la “cosa pubblica”.
Arrivi alla maturità (quella legale) e puoi votare, finalmente cominci a sentirti utile. Ma poi alla fine ti crolla il mondo addosso. Non so se questo dipende dal momento storico che stiamo vivendo, ma sicuramente questi non sono dei bei anni per la politica, italiana, europea, mondiale: sembra che nessuno sia d’accordo su niente. All’inizio non concepisci le fazioni politiche: perché esistono diverse posizioni e diverse visioni se l’obiettivo è comune? Ma poi capisci che ci sono differenze sociali che giustificano queste partizioni della popolazione, ma rimani convinto che l’obiettivo rimanga sempre fisso: il bene della cosa pubblica… Quando ero bambino non sopportavo di vedere un dibattito politico, chi a quell’età avrebbe preferito vedere parlare due vecchi ben vestiti piuttosto che guardare Silvestro che cerca di mangiarsi Titti? Poi per fortuna o per sfortuna si cresce, si comincia a interessarsi alle parole di quei due personaggi attempati che parlano e parlano.
Così facendo ci si forma un’idea personale della politica, prendi una posizione all’interno del ventaglio di partiti esistenti, e ti senti moralmente schierato per una qualche causa.
Guardando una discussione pensi che l’idea giusta sia quella rappresentata dal “tuo partito” e che l’altro dica scemenze, o quanto meno che gli scappi qualcosa. Poi cominci a seguire le votazioni in parlamento, pensando di vedere qualche votazione quasi assoluta se il testo della legge è evidentemente valido, ma poi scopri che si discute su qualsiasi cosa. Scopri che si discute di politica dove la politica non c’entra.
Ormai si è arrivati alle trincee, questa è la mia visione della politica. Non interessa cosa si dice, l’importante è mantenere la posizione. Ormai ho assistito a governi di ambo le parti e la storia non cambia: uno attacca e l’altro risponde.
Così non funziona, bisogna riconoscere che a volte l’avversario ha ragione, questo è il bene del paese, e invece si parla, si parla, si urla, si denuncia, si offende, ma quando ci si mette a fare qualcosa? Non è che attaccando l’avversario a spada tratta significhi dimostrare di aver ragione, spesso parlando e trovando un accordo si mostra buon senso e giudizio, fattori un pò in crisi nella società moderna. Il “giusto mezzo” proclamato da tanti filosofi non esiste più. Durante un dibattito politico ci si aspetta idee opposte, che mano a mano vadano a collimare e a trovarsi a metà, far scontrare nero e bianco e legiferare contado sulla maggioranza parlamentare significa applicare la propria idea per soli cinque anni, quando va bene, perché il governo successivo distruggerebbe tutto anche solo per non ammettere di aver sbagliato in precedenza.
E in questi giorni la situazione va degenerando, ormai si attaccano i politici non solo in politica, ma anche nel privato, un esempio: Berlusconi accusato di essere un mafioso, ma il giorno dopo vengono catturati due capi della mafia italiana, ma d’altronde l’accusa parte da un ex mafioso, che però non viene rinnegato dal proprio capo, cosa strana visto i precedenti, una persona non sa cosa pensare di fronte a questi fatti. Tutto questo non fa altro che spegnere quella fiamma politica che in fondo ad ognuno di noi esiste, quella fiamma che spinge ogni persona a volere il bene comune e a battersi per questo. Ormai ci si arrende di fronte all’impotenza del cittadino, perché dovrei rodermi il fegato sostenendo questioni e problematiche che poi tanto vengono decise da pochi potenti che sono sordi verso i bisogni del popolo? E questo da tutte le parti, non è un’accusa a un determinato partito, ma alla politica in se. Il mio interesse per questo aspetto della società si sta spegnendo e se qualcosa non cambia non so se potrà riaccendersi, anche perché le braci non restano calde in eterno, meglio spendere le proprie energie in qualcosa di meno utopico.
Resta che crolla una delle mie convinzioni: parlare e discutere è ormai inutile, tutto dipende dal voto, quello che una volta era l’arma più forte dell’uomo, la parola e la possibilità di esprimere la propria opinione, sta diventando uno strumento inutile. Perché sprecare tanto fiato allora, votiamo e basta, tanto non si è più in grado di far cambiare idea a nessuno, e questo perché la società moderna ci insegna che sbagliare non è possibile, che ammettere di aver sbagliato è cosa da perdenti, che cambiare posizione è da incoerenti. Una vera e propria politica da trincea, alza la testa e vedi cosa ti succede…
di Cattani Simone
Pubblico questa lettera, dell' ex-rappresentante alla Consulta provinciale del mio Liceo, perchè la trovo molto significativa ed esprime alcuni concetti che credo vadano assolutamente considerati. E con l' avvento delle elezioni di Res Publica penso che riflettere un po' su queste parole possa contribuire al forum...
Commenti e opinioni, sono ben accettte...
V.I.- Mod
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